Reclamiamo il diritto alla noia!

Molte persone in questo periodo di isolamento lamentano di sperimentare intensi stati di noia. La pressione sociale a essere sempre al massimo, produttivi, efficienti e creativi come canoni di definizione del valore della persona insinuano vissuti di vergogna. Propongo invece di rivalutare questa esperienza reclamando a gran voce il diritto alla noia.

Immagine del sito

Reclamiamo il diritto alla noia!

Molte persone in questo periodo di isolamento lamentano di sperimentare intensi stati di noia considerando questo stato d'animo come un qualche cosa di imbarazzante, da mandare via ad ogni costo. La pressione sociale a essere sempre al massimo, produttivi, efficienti e creativi come canoni di definizione del valore della persona insinuano nell'annoiato vissuti di vergogna. Sperimentare noia diventa fonte di ansia e va ad alimentare facilmente la depressione.

Propongo invece di rivalutare questa esperienza reclamando a gran voce il diritto alla noia inserendo abbondanti spazi per sperimentarla gestendendo il proprio tempo durante la quarantena. Infatti, più di ogni altro sentimento, la noia è correlata alla creatività e può diventare un propulsore per quelle che Csikszentmihalyi (1991) ha definito come esperienze di flow ovvero come esperienze ottimali.

La noia è uno stato di insoddisfazione per la stimolazione neurale che stai ricevendo. Secondo Sandi Mann stai sempre cercando una stimolazione neurale, se non la trovi esternamente, la cercherai internamente perché le nostre menti sono sempre attive. Sperimentiamo questo stato di ricerca di stimolazione neurale quando facciamo sogni ad occhi aperti ovvero quando ritorniamo in grado di accedere al nostro inconscio e creare nuove connessioni tra le cose. In pratica, quando non siamo concentrati sull’esterno iniziamo realmente a pensare e in questo stato sognante di apparente quiete, possiamo creare.

Ma ultimamente la noia incontra oltre lo stigma sociale, pure l’ostacolo poderoso della tecnologia digitale che pervade riempiendo ogni spazio vuoto bombardando la mente di incessanti stimoli che impediscono l’accesso a quello dato sognante che favorisce il dispiegarsi delle abilità immaginative e del pensiero creativo.

Ma la noia di fatto è un pilastro per il nostro benessere e dovrebbe essere inserita con riguardo nella nostra quotidianità come l'esercizio fisico. Non è detto che ogni momento di noia si trasformerà automaticamente in un lampo di genio. Quello che conta è imparare a concedergli degli spazi sacri. Imparare il coraggio di rispondere con orgoglio alla domanda cosa farai oggi? con un bel oggi ho voglia di chiudere fuori il mondo e di annoiarmi.

Incomincia dalle piccole cose. Dall’apprezzare per esempio l’attesa in fila davanti ai supermercati durante la quarantena senza riempirla con lo smartphone, a ripulire la casa senza torturarti nel valutare la banalità dell’azione, a fermare lo sguardo fuori dalla finestra senza fare nulla. Accogli e osserva la tua mente vagare in posti più attraenti e interessanti, osserva mentre lo fa. Tutto da sola.

Per riassumere, prova a:

  1. Inserire e pianificare degli spazi “vuoti” privi di stimoli esterni che catturino l’attenzione. Senza supporti digitali. Senza letture. Spazi in cui lasciare semplicemente vagare la mente per raggiungere lo stato sognante.

  2. Costringiti a svolgere qualcosa di estremamente noioso appena prima di affrontare una situazione che richiede creatività di pensiero e immaginazione.

  3. Torna con la mente alla tua infanzia, ai giochi immaginativi, alle cose che ti piacevano allora. L’ispirazione non tarderà ad arrivare…

Bibliografia: Mann, S. (2017) The Science of Boredom: The Upside (and Downside) of Downtime, Robinson. UK.